» She have had an handsome crash, [One Shot su Anis e una ragazza]

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schmetterling‚‚
CAT_IMG Posted on 16/3/2010, 20:10




Puonasera u.u
Ebbene si anche io ho deciso di mettermi all'opera e scrivere una storiella. Una storiella molto breve ma penso abbastanza gradevole. L'idea di scriverla mi è sorta a scuola mentre facevamo le lotte tra anglicani e non so che altro popolo antico, fatto sta che mi è sembrato il caso di scriverla appena colta dall'idea.
Non so cosa ne sia venuto fuori dalla mia testolina, nel complesso perchè non ho avuto molto coraggio di chiedermelo. Ho avuto l'idea e ho scritto.
Inoltre non ho chiesto l'aiuto di nessuna Beta Reader perchè amando molto scrivere, penso che comunque se volete criticarmi e correggermi accetterò critiche e correzioni e migliorerò la mia scrittura. Anche perchè con l'uso delle Beta ho sempre paura di restare "asina" nei miei errori anche banali. Per questo mi sono applicata sola e ho tirato fuori un po' di ballons e ho postato così, per cui accetto di tutto anche insulti xD

Autore: schmetterling,,
Genere: AU/Fluff
Rating: G/PG
Disclaimers: Anis Ferchichi, ahimé non mi appartiene, non traggo nemmeno un centesimo scrivendo questa caccolina di stoietta e non ho violato nessuna legge scrivendola è.é
Note dell'autore: A voi la lettura, a voi la decisione se fa pena o no, a voi le correzioni; insomma è il vostro turno. (:





» She have had an handsome crash





Quando ho attraversato la strada, mi ricordo perfettamente di avere guardato sia a destra che a sinistra, per vedere se qualche macchina passava di li. Me lo avevano ripetuto fin da quando ero una lattante i miei genitori; la prima regola per evitare incidenti era guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, anche nel caso in cui mi trovassi sulle strisce pedonali. Ero sicura di aver guardato, sicura che non ci fossero macchine, passo dopo passo ero quasi arrivata dall’altro lato del marciapiede, mi mancava a dir tanto un metro per arrivare sul lato opposto della strada, quando qualcosa era andato storto. Una macchina spuntata da chi sa dove, mi aveva spinta via. Mi aveva fatta cadere a terra priva di sensi, con qualche ferita.
Ero ricoverata in ospedale da qualche giorno, in osservazione e a riposo; non avevo riscontrato danni fisici gravi, solo qualche graffio e un bernoccolo sulla testa perché fortunatamente per me, la macchina andava a bassa velocità. Il guidatore si era distratto , mi avevano spiegato perché stava sistemando il seggiolino di suo figlio appena nato che stava per cadere dal sedile accanto al suo, motivo per il quale, per salvare suo figlio, aveva quasi rischiato di uccidere me.
La mia pazienza però era tanta, non mi ci applicai più di tanto, lasciando perdere tutto. Non me la presi, anche perché da quando mi aveva investita, il guidatore in questione, non solo aveva smesso di guidare, ma aveva anche passato quei due giorni, a continuare a farmi visita, portandomi leccornie, dolci, fiori, regali. Insomma stava iniziando a viziarmi e a farmi venire voglia di dargli un pugno in faccia, perché si stava appiccicando troppo. Mi sistemava i cuscini, continuava a chiedermi se avevo bisogno di qualcosa: i sensi di colpa lo stavano proprio divorando poverino.
Se da un lato però potevo essere felice di essere sopravvissuta, felice che quest’uomo mi ricoprisse di attenzioni dall’altro lato avevo tre grossi problemi. Il primo erano i miei genitori che nonostante io fossi viva, non avevano fatto altro che ripetermi quanto l’attenzione sulla strada fosse importante, sia da parte delle persone al volante che da parte dei pedoni, che per attraversare non dovevano andare a caso, ma dovevano porre accuratezza in ogni passo. Questo “incidente” comportava anche una serie di lezioni di vita su come bisogna attraversare la strada, con imitazioni da parte di mio padre con mia madre che narra tutto come una cantastorie; Il secondo era il fatto che a quanto dicevano i medici e gli infermieri avrei dovuto restare ricoverata per almeno altri tre o quattro giorni, per altri accertamenti e per altri controlli; per concludere in bellezza dopo l’ora di visita, dovevo fare la guerra mentale con il mio coinquilino. Il mio compagno di camera, ricoverato proprio nel letto accanto al mio che continuava a lamentarsi per ogni cosa, ogni singola cosa. Mi ero chiesta più e più volte che sarebbe successo se gli avessi infilato una scarpa in bocca, una volta avevo pure cercato di alzarmi ma un capogiro aveva prevalso sulle mie volontà e mi aveva tenuta sdraiata.


Si stava lamentando anche in quel momento, da ben tre quarti d’ora quando finalmente mi resi conto che era il momento di parlargli e chiedergli come mai si lamentasse tanto per nulla
-Perché continui a lamentarti? Pensi che così facendo qualcuno risolva tutti i tuoi problemi?- dopo lo sguardo che mi lanciò, riflettei sul fatto che forse, forse non era stata una delle migliore idee la mia in quanto al volergli parlare.
-Piccola, non credo siano affari tuoi e comunque essendo qui da parecchio tempo, penso avrei bisogno di un minimo di attenzioni in più dato che la gente qui sembra non darmene molte, ho pensato che forse potevo prendermele le mie benedette attenzioni!- mi aveva detto secco
Avevo iniziato a fissarlo come si fissa qualcuno che sta dicendo una serie di stupidate enormi, anche se i suoi occhi scuri mi stavano iniziando a far paura, perché erano troppo profondi per essere decifrati, anche se il fatto che si fosse alzato e si fosse avvicinato al mio letto, non mi incoraggiava molto, non avevo avuto molto coraggio di prende il telecomando accanto al letto e chiamare con quello l’infermiera. Era uno di quei telecomandi a quattro bottoni, due per sistemare il letto, uno per tirare su la sbarra e l’altro per chiamare l’infermiera; eppure non avevo avuto la forza morale e fisica per recuperarlo dal posto in cui si trovava e chiamare l’infermiera, ero rimasta a fissarlo manco fosse un extraterrestre.
Lui aveva fatto in tempo ad avvicinarsi e a prendere il mio braccio tra le sue mani, allontanarsi nonostante la flebo a cui era attaccato, trascinandosela dietro, andando a prendere un pezzo di garza e del disinfettante che le infermiere avevano lasciato sul tavolo di fronte al mio letto e si era venuto a sedere al mio fianco prendendo di nuovo il mio braccio e con molto delicatezza aveva tolto la vecchia garza munita di cerotto, sostituendola con della nuova garza ed un nuovo cerotto, il tutto dopo aver disinfettato la ferita leggermente profonda sullo stesso.


Non riuscivo a ringraziarlo, continuavo a fissarlo come se non avessi mai visto una persona umana. Lui allora mi aveva sorriso e poi aveva sistemato le cose, per poi ritornare sul suo letto, solo in quel momento avevo capito che era il caso di ringraziarlo
-Senti, non so nemmeno come ti chiami ma vorrei dirti grazie di avermi cambiato la medicazione- era voltato di schiena ma dal tono che aveva appena usato per parlarmi si era capito lontano un miglio che stava sogghignando
-Piccola, non farci troppo caso, piuttosto mettiti a riposare o non ti manderanno mai via da questo inferno- deciso, diretto, dolce e premuroso. Poteva non sembrarlo a primo acchito ma lo era. Lo era eccome, per diamine. Mi ero messa a fissarlo quindi da quel momento e allora lui si era leggermente tirato su
-Sei cocciuta piccoletta, ti ho detto che ti devi riposare o quelli non ti manderanno via, anche a me hanno detto, devi stare qua altri due – tre giorni e invece sono qui da un mese e mezzo- mi aveva detto , cercando di incoraggiarmi a farmi quello che mi aveva consigliato prima di fare eppure io ero proprio bloccata immobile, non riuscivo nemmeno a pensare
-Non riesco a toglierti gli occhi di dosso e poi voglio sapere come ti chiami- gli avevo risposto come se nulla fosse, lui era scoppiato a ridere e si era avvicinato a me di nuovo accarezzandomi i capelli e il viso
-Per prima cosa io sono Anis e secondo ti consiglio di non perdere troppo tempo su di me, ho una ragazza- lo avevo continuato a guardare e avevo capito perfettamente ogni parola di quelle frasi ma non avevo voglia di realizzare, non ci sarebbe stato più gusto, assolutamente, alla fine ragazza o no, cosa avrebbe potuto importarmene?
Eppure in quel momento qualcosa me ne importava dato che stavo spostando la testa praticamente sulla sua mano, neanche fossi una gatta in calore.
Lo avevo guardato negli occhi e lui aveva capito che non era il caso di starmi addosso, perché avrebbe potuto farmi del male se mi fossi “affezionata” troppo a lui.
Capii subito le sue intenzioni, per questo mi voltai dall’altra parte a fissare la parete che era lontana quanto bastava per farmi perdere nei miei pensieri e di li a poco farmi dimenticare di essere li, farmi navigare in universi paralleli portandomi direttamente nel mondo dei sogni.


Non era un sonno tranquillo il mio però, stavo sognando troppo, stavo sognando in modo strano. Come se stessi ricordando, ma non capivo bene cosa, sentivo di stare ricordando qualcosa, ma nulla di preciso. Quando mi svegliai, trovai la colazione ed un Anis contento, con attorno delle persone a portargli i loro saluti, tra loro una ragazza che era a dir poco stupenda. Il colore della sua pelle era di un’ambra scura, gli occhi erano chiari e i capelli neri corti fin sopra le spalle. Aveva un corpo ben proporzionato, un seno piuttosto prosperoso e delle gambe lunghissime e bellissime. In poco avevo capito che le mie opportunità anche solo di essere amica del mio compagno di camera erano pari a zero. Lui era li però, che parlava con i suoi amici, toccandosi la barba come se nulla fosse, il colore della sua pelle era più chiaro però rispetto a quello della sua presunta donna; inoltre i suoi denti erano bianchissimi e facevano un bel gioco con il colore della sua pelle. Il suo taglio era piuttosto normale, capelli scuri tutti alla stessa lunghezza. Quando parlava però agitava pochissimo le mani solo per toccarsi il naso, come se fosse uno sniffatore. Le sue mani, mi ero persa nelle sue mani dal primo momento in cui ne avevo notato la forma e la semplicità; sarà che ero sempre stata fissata con le mani delle persone, quelle mani eppure, erano state le prime ed uniche vere mani che mi avevano colpita.
Continuavano a parlare di affari loro, di gente che conoscevano, di gente che salutava Anis ma nessuno aveva ancora fatto caso a me, finchè lui non se ne rese conto e mi diede il buongiorno dolcemente
-Ben svegliata, piccoletta dal sonno agitato- avevo sorriso come un ebete vedendo i suoi denti bianchi e il suo sorriso risplendere sulle sue labbra per non dire, anche il suo sguardo colpire proprio me, tra tutte le persone in quella camera e le labbra muoversi in quel modo tanto morbido quanto ponderato
-Grazie del buongiorno, spero di non aver disturbato il tuo sonno, fate pure finta che io non ci sia, non ho intenzione di disturbarvi anzi penso di mettermi a mangiare qual cosina- avevo risposto io tranquilla, cercando di fare sembrare quel discorso non solo del massimo senso possibile ma anche della massima passibilità perché chiunque avrebbe capito che non avevo molta intenzione di togliere i miei da quell’uomo.
Eppure quando prendendo dei cioccolatini dentro ad una delle scatole e portandolo alla bocca mi venne in mente il pensiero di lui con la sua donna, nonché la ragazza in camera, il sangue iniziò a ribollire nello stomaco, creando un groppo dentro. Appena appoggiata, la scatola di quei cioccolatini,sul tavolino, mi venne un flash che mi fece spaventare e mi fece cadere tutti i cioccolatini e far voltare tutti verso di me.


Avevo smesso di respirare per qualche secondo, forse minuto, forse ore, non sentivo più molto. Avevo scosso la testa, avevo il fiatone, tutti si erano avvicinati a fissarmi e altri stavano raccogliendo i cioccolatini, Anis era a due centimetri da me. Appena avevo visto i suoi occhi nei miei, seppure da una parte così profondi ed indecifrabili dall’altra parte unici “amici” mi ero buttata tra le sue braccia e avevo biascicato e sbuffato sul suo petto delle parole che dal mio punto di vista avrebbero anche potuto non avere senso
-Ho avuto un flash mentre appoggiavo la scatola di cioccolatini, ecco perché sono caduti, ecco perché non riuscivo più a respirare- avevo cercato di riprendere fiato e poi avevo guardato nuovamente nei suoi occhi profondi -Il mio incidente non è stato mortale, perché un uomo mi si è buttato addosso e mi ha praticamente salvato la vita, non so se si è fatto male, ho capito che era un uomo, mi ha salvata, non può essere stato un sogno, non ad occhi aperti e non sono io che mi faccio i film- lui mi aveva presa e mi aveva schiacciata contro il suo petto. Era rigido e sostenuto, c’era qualcosa che non andava, non avevo idea di cosa potesse essere. Sapevo solo che quello che aveva centrava con il mio incidente, con il mio flash, con il fatto che sapevo di non aver sognato tutto ad occhi aperti.
Di li a minuti i suoi amici ci avevano lasciati soli, lui era tornato al suo letto. Io mi ero tranquillizzata e i miei erano venuti a visitarmi seguiti da tutti i miei amici e da uno dei ragazzi più belli che conoscessi, niente meno che mio fratello. Mi aveva preso il viso e lo aveva ricoperto di piccoli bacetti e mi aveva rimproverata anche lui tanto per farmi innervosire con uno sciocco
-Visto a non guardare a destra e a sinistra cosa ti succede?- si era beccato uno scappellotto sulla nuca e insieme eravamo scoppiati a ridere. Quando mi ero voltata per sbaglio avevo incrociato lo sguardo di Anis, il quale stava ridendo anche lui; segno che mi dava da intendere che ci stava osservando da un po’.


A quel punto decisi che appena avessero tolto le tende, io e Anis avremmo dovuto affrontare un discorsetto. Semplice e conciso. I miei se ne andarono verso le quattro del pomeriggio, dopo che li ebbi convinti a lasciarmi riposare, con l’aiuto anche di mio fratello, che li aveva incoraggiati e spinti in quest’opera di bene, per la mia sanità mentale, pur di non farmi rovinare anche quella.
Appena rimasti soli mi alzai piano dal letto e mi avvicinai a quello di Anis, sedendomi accanto a lui e prendendo una delle sue mani tra le mie. Avevo iniziato a giocarci, dito per dito, li avevo toccati e massaggiati tutti
-Tu sai di cosa parlavo nel mio flash, vero?- in quel momento aveva spento il suo sorriso sulle labbra e mi aveva preso la mano tra le sue iniziando a fare quello che gli stavo facendo io fino a dieci minuti prima
-Possibile- mi aveva risposto poi freddo e schivo. Io però ero di coccio, non mi avrebbe lasciata così, da quella risposta avevo compreso, che lui non solo sapeva che avevo ragione, ma probabilmente sapeva anche chi era quell’uomo.
-Tu eri presente?- ci avevo riprovato
-Possibile anche questo- aveva risposto guardandomi negli occhi e lasciandosi sfuggire un ringhio nervoso, traditore. A questo punto avevo sorriso e lo avevo guardato dolcemente
-Anis, oltre a me e a quella macchina con l’uomo all’interno c’era solo l’uomo che mi ha salvata, per cui se l’uomo che mi ha salvata, lo conosco, tu devi per forza essere quell’altro- in quel momento aveva sogghignato e era scoppiato in una fragorosa risata spingendomi poco gentilmente giù dal letto
-Piccoletta ti fai troppi viaggi mentali, non sono superman, non sono un vampiro dai super poteri o batman, sono un uomo, sono semplicemente un uomo di trentun’anni che vuole dormire in santa pace, stare tranquillo e stare senza scocciature addosso. In questo momento tu sei l’ultimo degli esempi perché non mi lasci riposare, perché ti fai troppi viaggi e perché pur di farti notare da me inventi stronzate!- aveva sparato a zero seriamente, duramente e nervosamente
Mi ero alzata e mi ero diretta verso il mio letto, avevo preso il telecomando e avevo chiamato un’infermiera
-Signorina scusi il disturbo, ma la mia presenza disturba il mio compagno di stanza, per caso potrei fare scambio con qualcun altro?- l’infermiera mi era scoppiata a ridere in faccia e se n’era andata via consigliandomi di andare a fare cabaret in qualche teatro.
Lui aveva scosso la testa e si era voltato dall’altra parte, porgendomi la schiena per tutta la durata di quella giornata. Finchè il sonno non aveva preso nuovamente, il sopravvento su di me portandomi nel mondo dei sogni.



Mi ero svegliata il giorno dopo in preda ad un sogno meraviglioso, quando prima di aprire gli occhi avevo sentito la voce di Anis discutere con un’altra voce, che avevo riconosciuto essere la voce del conducente della macchina che mi aveva spinta a restare in ospedale per questi giorni. La loro conversazione riguardava il mio incidente, riguardava il fatto che qualcosa sapevo
-La piccoletta ha capito qualcosa, ha capito che qualcuno l’ha salvata e che se non ci fosse stata quella persona tu le avresti tranciato via la vita per sempre- stava dicendo il mio compagno di camera, pieno di rabbia mentre l’altro controbatteva nervoso con una frase confusa e altrettanto nervosa
-Io non le ho detto nulla, nessuno sa nulla a parte me e te, sai che non c’erano altri testimoni, i suoi genitori sanno la versione che abbiamo rivisto assieme, anche se continuo a non capire perché tu non voglia prenderti il merito di averle salvato praticamente la vita- il resto avevo deciso di non volerlo ascoltare.
Avevo ragione, lui sapeva, lui sapeva eccome, perché era stato lui a salvarmi la vita, era stato lui a saltarmi addosso e spingermi in la per non farmi fare del male da quell’auto. Ma come anche il mio caro amico guidatore, non avevo ancora capito perché lui voleva tenermelo nascosto.
-Non voglio che i suoi genitori mi siano debitori, mi diano dei soldi, non voglio la carità, non voglio che lei mi guardi e mi ben voglia solo perché le ho salvato la vita- aveva sputato acidamente contro l’uomo
Solo una cosa non mi quadrava in tutto quel discorso. Se aveva una ragazza, se mi aveva salvato la vita e non voleva la mia compassione ma la mia benevolenza senza che io avessi mai saputo del fatto che era stato lui a permettermi di pensare e respirare ancora in quel momento; non è che per caso stava tenendo nascosto il tutto anche perché c’era un altro motivo?
Quello era il momento giusto, per fingere uno sbadiglio, aiutato grazie al cielo da uno vero, che mi aveva permesso di interromperli e farmi donare un po’ di attenzioni
-Ciao piccola, sono venuto a vedere come stavi? Tra quanti giorni esci?- mi aveva chiesto come nulla fosse e io giocando la stessa moneta avevo risposto tranquillamente come se non avessi udito il loro discorso
-Non lo so, sinceramente mi avevano detto pochi giorni, per cui penso domani o dopo domani massimo, comunque sto bene e grazie della visita!- mi aveva sorriso ma quello era un sorriso spento confronto a quello di Anis che faceva di tutto per non guardarci, motivo per il quale avevo deciso di applicare una nuova pratica per attirare la sua attenzione su di me, su quello che pensavo su di lui, dicendo ad alta voce
-Anche se poi l’ospedale non è tanto male, magari non mangi molto, magari ci sono troppe flebo e tubicini e c’è anche puzza ma se trovi un compagno di camera come lui, beh allora preferisci restare- lo avevo fissato per diversi minuti, nei quali mi ero ritrovata il suo sguardo incastonato nel mio
Poi lui aveva esclamato rocamente e rozzamente qualcosa di molto schietto e diretto come suo solito
-Nulla di particolare, sinceramente sono un uomo qualsiasi e non sono nemmeno poi tanto simpatico-
Avevo subito colto l’occasione per contraddirlo e controbattere alla sua dichiarazione di bassa autostima
-Beh, ognuno ha le sue idee, non trovi sia giusto e corretto rispettarle? La mia opinione è che tu sia un uomo, fantastico, premuroso, dolce e disponibile. Sei anche molto simpatico, la tua ragazza è fortunata ad avere accanto qualcuno come te – senza rendermene conto avevo marcato la questione ragazza, cosa che lui dallo sguardo che mi stava lanciando si era reso conto. Non mi aveva risposto, voltandosi dall’altro lato e aspettando che il mio visitatore se ne andasse, cosa che fece di li a non molto.



Appena se ne fu andato, mi si era avvicinato e si era seduto sul mio letto ancora una volta sorridente
-Rispetto la tua opinione, ma ora voglio dirti una cosa, dato che hai detto queste cose su di me- aveva iniziato per poi riprendere –Si, un uomo ti ha salvata ieri, il guidatore era al cellulare e si era distratto, non aveva bambini di mezzo. Tu non ti sei fatta molto male, perché dopotutto qualcuno ti si è lanciato addosso e ti ha spinta via da davanti alla macchina. Vedi quella persona sono io, ti ho salvata io, ero li vicinissima. Non ci sono stati altri testimoni, all’inizio avevo deciso di tenerti all’oscuro di tutta questa storia in modo che tu mi giudicassi per quello che sono realmente e non per quello che ho fatto- in quel momento lo avevo stretto forte a me e poi mi ero staccata cercando i suoi occhi mentre una mano era appoggiata sulla sua spalla ed una tra i suoi capelli –Anis lo so che stai con qualcuno ma ho bisogno di darti una cosa da quando mi hai sistemato la medicazione, ho bisogno di farlo da quando mi hai detto che non posso, ho bisogno di farlo e basta- mi aveva guardato come fossi stata io una aliena e mi aveva sorriso poi aveva aggiunto -Va bene, non credo che mi segnerà l’esistenza d’altronde- dopo quella frase avevo appoggiato le mie labbra sulle sue. Non mi aveva spinta via ma mi aveva stretta a se addolcendo quel contatto e approfondendolo altrettanto dolcemente. Avevo leccato le sue labbra mordicchiandole di tanto in tanto. Il sapore era amaro, a causa anche delle medicine che ci avevano imposto di bere ogni mattina. La sua bocca non so quanto fosse grande, ma la mia lingua ci era guizzata dentro con cautela e aveva iniziato a giocare con la sua, ballando tra le nostre bocche e accarezzando ogni singola parte con estrema delizia e alla fine di quel contatto eravamo rimasti nel mio letto a parlare della nostra vita e del fatto che fuori di li avremmo potuto vederci qualche volta anche solo per parlare. Avevo accettato senza pensare a conseguenze. Non era stato un bacio impegnativo. Quando la sua mano però era scivolata ad accarezzare nei miei fianchi e con l’altra mi aveva raddrizzato il viso per baciarmi di nuovo le labbra dicendomi quella cosa ci restai particolarmente bene –Non ho una ragazza, lo dico a tanti per non creare casini Cleo, sono una persona libera, ho bisogno dei miei spazi, ho bisogno di non avere imposizioni e schemi. Stare fisso con qualcuno a volte pone dei limiti, io sono abituato a romperli- avevo ripreso le sue labbra tra le mie e non gli avevo risposto. Per una volta doveva essere mia la libertà di non rispondere o no?
-Comunque in caso volessi, io sarei davvero disposto a passare del tempo con te fuori di qui- lo avevo baciato di nuovo senza troppo delicatezze questa volta. Non avevo voglia di sentire ancora la sua voce. Perché la sua voce era qualcosa di estremamente sensuale e carismatico, un altro secondo sarebbe significato impazzire, impazzire sarebbe significato dare di testa e con il dare di testa avrei potuto farmi colpire da attacchi di poche carinerie e non mi sembrava il caso di rovinare tutto con attacchi di sessualità.
Per questo avevo ripreso le sue labbra nelle mie mentre con una mano andavo a cercare la sua per intrappolarla tra le mie dita.




Note finali: Detto questo penso che ora andrò a trovare un seguito anche se penso che già questa parte faccia schifio, però volevo comunque una valutazione sulle doti da "scrittrice" per cui. Se fa troppo blah, fucilatemi pure e andate a dire ad Anis, di denunciarmi a qualche lega che ha inventato lui e finanziato lui ç_ç
 
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kiwa´
CAT_IMG Posted on 1/7/2010, 09:21




Aw! L'ho letta un po' di tempo fa, ma dimenticai di commentarla. ò.o
Beh, che dire, mi è piaciuta molto! *O* In genere leggo solo storie twincest o comunque yaoi, ma questa è veramente bella! ;3

Quanto è tenero Anis qui, sigh. ç_ç
*sparge amore sulla sua pucciosità*

Complimenti, mi piace tanto come scrivi *O*
 
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schmetterling‚‚
CAT_IMG Posted on 1/7/2010, 11:08




CITAZIONE
Complimenti, mi piace tanto come scrivi *O*

*miagola contenta*
Grazie, non mi aspettavo potesse piacere il mio modo di scrivere ç_ç
 
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Xx_Julia94_xX
CAT_IMG Posted on 2/2/2011, 21:48




wow...che bella *-*
 
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schmetterling‚‚
CAT_IMG Posted on 5/3/2011, 18:45




Addirittura due lettrici WOO-OH
 
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Hassliebe
CAT_IMG Posted on 28/7/2014, 12:11




Faceva schifissimoooooo ahahah
Scrivevo una merda
Ora sono migliorata
La mia parolaccia lasciala, me la sto autodicendo tanto
 
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5 replies since 16/3/2010, 20:10   143 views
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